Content Design

Inbound Marketing e micro influencer: come utilizzarli per generare lead qualificati

Può l’inbound marketing convivere con il mondo dei micro influencer?

Un’azienda che crea contenuti per posizionarsi farebbe bene ad affiancare le sue attività a UGC provenienti dagli influencer di nicchia? Se ti stai chiedendo anche tu se questa accoppiata sia vincente, sei nel posto giusto. Oggi ti parleremo proprio di come affiancare queste due forme di marketing per portare profitto ad aziende come la tua. Spoiler: si può fare!

Quando si parla di content marketing, è così che immaginiamo il connubio tra inbound e influencer marketing. Da una parte i contenuti di valore, dall’altra gli swipe up. Ma è veramente così? Queste due forme di promozione aziendale possono convivere oppure hanno lo stesso effetto del prete su Regan MacNeil nel celebre L’esorcista?

Per qualche strana ragione, finora è apparso improbabile che le aziende, impegnate nella creazione di articoli di blog, potessero voler coinvolgere influencer e content creator per portare traffico alla propria attività. In realtà però non è così. Al contrario! A un certo punto, nel customer journey, può addirittura essere d’aiuto avere specifici contenuti creati da qualcuno esterno, con un seguito già fidelizzato.

Oggi perciò ti parleremo proprio di come e perché coinvolgere dei microinfluencer per raggiungere i tuoi obiettivi di business.

Micro influencer: chi sono e perché i "micro" funzionano più dei "macro"

Conosciamo tutti Mariano Di Vaio, la mitica Chiara Ferragni o Paola Turani, ma gli influencer sono solo queste persone ricchissime che vivono una vita invidiabile da film? Assolutamente no! Il mondo degli influencer è, in realtà, un vero e proprio universo che include creatori di contenuti di ogni tipo e per ogni settore.

Già. Hai capito bene: perfino se lavori nella metalmeccanica potresti avere un influencer a disposizione. Tutto sta a scovarlo e coinvolgerlo.

Gli influencer sono persone che, dimostrata una data competenza, diventano talmente tanto affidabili da essere in grado di influenzare le scelte e i comportamenti di acquisto delle cerchie delle quali fanno parte. Si tratta di creatori di contenuti che attraverso i propri media (canali social, blog, siti web, newsletter, podcast e quant’altro) riescono a sbrogliare dubbi, darci qualche consiglio utile e, quindi, addirittura guidarci nell’acquisto.

Pensaci: avrai sicuramente un conoscente che si intende di tecnologia più della media. Ecco. È a lei, o lui, che ti rivolgi quando devi cambiare il PC, scegliere uno smartwatch o prendere una TV per il salotto. Confermi? Se non lo fai, vuol dire che quel qualcuno sei tu e che quindi è a te che la tua famiglia, nonché gli amici, si rivolgerà. Hai un vero potere: quello di influenzare le scelte di acquisto tecnologiche. Se diceste che la Firestick di Amazon è meglio della Chromecast di Google, i vostri fedeli seguaci sceglierebbero l’apparato Amazon. È matematico.

Bene, nel campo dell’influencer marketing succede la stessa cosa. A esercitare questo ruolo perciò non sono solo i big, quelli famosissimi che vivono negli attici, ma esistono anche influencer più piccoli (che hanno community di follower ridotte) che fanno la stessa cosa, rivolgendosi a nicchie specifiche.

La cosa sorprendente è che, a differenza degli influencer più famosi, i micro risultano essere più autentici, rappresentando per i business che scelgono di farsi affiancare, una vera e propria risorsa. Si stima che le campagne di micro influencer marketing portino tassi di coinvolgimento superiori del 60% rispetto alla norma e che siano 6,7 volte più efficienti dei colleghi da milioni di followers.

Non servono personaggi famosi o budget illimitati, hai solo bisogno della persona giusta da coinvolgere.

Come inserire gli influencer nella tua campagna inbound

Gran parte di una strategia di inbound si basa sull’attrazione di potenziali clienti che, dopo aver effettuato una ricerca su Google, finiscano sul tuo sito grazie a un titolo accattivante e una meta description che risponda al loro intento di ricerca. È questo l’inizio di un viaggio che porterà questi visitatori a cliccare su un bottone o una call-to-action, un link a una landing page che trasformerà questi anonimi lettori in contatti profilati. 

Il funnel inbound, d’altra parte, funziona così. Ma allora come puoi associarlo a contenuti creati da terzi, dagli influencer appunto? Beh, innanzitutto puoi concordare una serie di contenuti (come blog post) da inserire nel piano editoriale, oppure puoi chiedergli di postare sul suo account YouTube video che puoi linkare nelle tue newsletter o da usare nelle campagne di retargeting che condurrai sui social. Ma perché dovresti fare tutto questo? Semplice: per il principio della riprova sociale!

Tutti tendiamo a fare ciò che un gran numero di persone sta già facendo. Per questo meccanismo perciò tendiamo a fidarci dell’opinione di qualcuno che, a parer nostro, abbia competenza. Quindi, a un certo punto della tua campagna, potresti pensare di convincere i contatti che sono nella fase della consideration a scegliere i tuoi prodotti, o servizi, su invito (o rassicurazione) di un influencer che sa il fatto suo.

Se nella fase Top of the funnel hai attirato i tuoi lettori e gli hai dimostrato di essere in grado di comprendere il loro problema, a tal punto da farlo capire anche a loro, è nel Middle of the funnel che questi vanno a vagliare tutte le diverse soluzioni e, dunque, è qui che la voce di uno che la sa lunga potrebbe spingerli finalmente a convertire. Chiaro no? Come la proverbiale spintarella che ti spinge a fare quel passo in più e tuffarti.

Conclusioni

Chi lo avrebbe mai detto? Dal blog all’influencer il passo è breve. Le aziende oggi hanno cominciato a capire che i brand devono umanizzarsi. È sempre più frequente perciò vedere CEO e titolari di impresa in prima linea proprio nel tentativo di dare un volto ai loghi che vediamo in giro sul web. Questo però non è sufficiente! È qui che entrano in gioco i microinfluencer, creatori di contenuti con competenze riconosciute e seguiti da un piccolo numero di fedelissimi. È qui, dalla collaborazione tra business virtuosi e questi creativi, che possono nascere opportunità di penetrare il mercato o costruirsi solide basi per fare affari.

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